“Per poter uscire dalla crisi è necessario che il lavoro dignitoso sia al centro delle politiche economiche e sociali”. E’ questo il messaggio ribadito con forza oggi, 5 ottobre, nel corso dell’iniziativa promossa dalla CGIL e da Progetto Sviluppo, nella sede nazionale del sindacato a Roma, in vista del ‘World day for decent work’, la giornata mondiale per il lavoro dignitoso promossa dalla Confederazione Internazionale dei Sindacati (ITUC), per il 7 ottobre, il cui slogan quest’anno recita: “In vista di giornate di lavoro migliori” (For Brighter Working Days).
La Conferenza, evento conclusivo del Progetto Decent Work for All! Making Migration Work for Development, è stata aperta da una riflessione sulla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori migranti nel nostro paese di Piero Soldini, Coordinatore dell’Area Immigrazione della CGIL Nazionale: “il nostro Paese deve fare i conti con gli immigrati che in ogni settore, dalle costruzioni all’agricoltura, ma anche nell’industria, continuano ad essere sfruttati e a non conoscere il lavoro dignitoso”. Per questo è necessario, ha proseguito il sindacalista “affrontare con grande determinazione la battaglia per la regolarizzazione dei lavoratori immigrati e per l’emersione del lavoro ‘nero’” anche attraverso l’applicazione della direttiva europea 52 che introduce sanzioni pecuniarie e amministrative per i datori di lavoro che impiegano lavoratori extracomunitari irregolari. La sfida che la CGIL deve essere in grado di raccogliere e vincere è quella di rendere il tema dell’immigrazione un tema contrattuale, vertenziale a livello nazionale. Occorre ragionare sull’intreccio fra migrazioni e lavoro, contrastando l’approccio securitario e ragionando su una governance della migrazioni strettamente collegata ad una governance del mercato del lavoro.
Numerose le testimonianze, nel corso dell’iniziativa, che hanno raccontato l’impegno del sindacato sul territorio per la tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori migranti, dal nord al sud Italia perchè, come ricordato durante gli interventi, lo sfruttamento viene esercitato in molteplici forme, più o meno evidenti, e su tutto il territorio nazionale. Ne è l’esempio la vicenda di Castelnuovo Scrivia, in provincia di Alessandria, in cui dopo giorni di mobilitazione e sciopero, la CGIL al fianco dei lavoratori ha raggiunto un accordo per favorire l’emersione e la regolarizzazione dei 39 lavoratori e delle lavoratrici del settore agricolo che avevano denunciato gravissime irregolarità fino allo sfruttamento e alla riduzione in schiavitù. Dalle campagne della FILLEA CGIL contro il caporalato, al sindacato di strada della FLAI CGIL, all’iniziativa CES ‘At what Price the Tomatoes’, sono state analizzate esperienze italiane ed europee per l’affermazione del diritto a un lavoro dignitoso che possa rappresentare una via d’uscita dalla crisi economica globale.
Sul piano internazionale sia il rappresentante OIL per l’Italia e San Marino Luigi Cal che il responsabile dell’iniziativa per il Decent Work della rete europea Solidar Michael Oberreuter hanno ricordato la battaglia per l’adozione, la ratifica e l’implementazione delle Convenzioni a tutela del lavoro dei migranti. La 143 e 105, ma anche la Convenzione 181 sulle Agenzie per l’Impiego Private che un ruolo determinante hanno nel trasferimento dei lavoratori e soprattutto la recente Convenzione 189 sul Lavoro Domestico che offre un quadro normativo di tutela di questo “esercito invisibile” di milioni di lavoratori e lavoratrici costretti spesso anche in Europa ad accettare condizioni di impiego e retribuzione ben al di sotto dei livelli minimi contrattuali e completamente privi di tutele in quelle aree del mondo in cui non esistono contratti di lavoro né una legislazione capace di inquadrare funzioni, diritti e doveri in questo settore.
Michael Oberreuter, in particolare, si è soffermato sulla missione e i contenuti del progetto DWMD, incentrato sul nesso stringente fra migrazioni, strategie di sviluppo e lavoro dignitoso e all’interno del quale sono state realizzate numerose iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica dei 6 paesi interessati (Italia, Spagna, Francia, Belgio, Repubblica Ceca e Romania) e una costante attività di lobby sulle Istituzioni Europee per l’estensione dei diritti del lavoro dei migranti e l’adeguamento della legislazione in materia di occupazione, opportunità di reddito, protezione sociale e dialogo sociale.
“La dignità del lavoro è la giusta risposta alla crisi”. Ha dichiarato nel suo intervento conclusivo il Segretario Confederale CGIL, Vera Lamonica la quale ha avvertito: “non si esce dalla crisi ridimensionando il welfare, impoverendo i diritti del lavoro e la coesione sociale, abbassando la qualità sociale”. Proprio per questo la CGIL propone un ‘Nuovo piano del lavoro’ che come ha spiegato Lamonica “è una risposta strategica, un cambio di schema e di paradigma rispetto alle politiche rigoriste fin qui adottate. Proviamo a disegnare i confini e l’impostazione di una nuova politica economica che riparta da un punto fondamentale: che c’è bisogno di diritti, di tutele e di welfare”. “C’è bisogno – ha proseguito – di un’idea di crescita e di sviluppo del Paese che riparta anche dal tema della coesione sociale e dell’uguaglianza. Noi proviamo a dare respiro alla costruzione del futuro, proponendo una serie di interventi di politiche economiche-sociali che puntino a creare nuovo lavoro e legalizzare quello che c’è”. Da questo punto di vista, quello delle migrazioni non è un tema “di settore” ma un nodo centrale nel rinnovamento delle istituzioni del mercato del lavoro, del welfare, del diritto di cittadinanza. L’iniziativa della CGIL nei prossimi mesi in particolare si concentrerà su due obiettivi: la battaglia per il voto amministrativo per i lavoratori immigrati e una forte azione negoziale del sindacato a fronte della direttiva europea 52.