(di Sergio Bassoli, Dipartimento Internazionale Cgil) A dieci anni dalla realizzazione del primo Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre, in Brasile, il Forum realizzatosi a Dakar, ha mostrato quanto sia stato importante il percorso realizzato dai movimenti sociali per costruire alleanze e proposte di cambiamento dell’attuale modello di sviluppo. Nonostante la crisi finanziaria e le scarse risorse disponibili, il forum ha visto la mobilitazione straordinaria di oltre settantamila persone, in rappresentanza di movimenti, reti, sindacati, associazioni, provenienti da 130 diverse nazioni. Uno spazio difficile da gestire per le tante problematiche che la presenza e la rappresentanza della società civile del pianeta determina; dagli aspetti culturali e linguistici, alle diverse sensibilità e richieste che provengono dai rappresentanti dei paesi industrializzati, dai paesi emergenti e dai paesi poveri, per non dimenticare le aspettative dei popoli senza patria, che ancora non hanno una propria nazione, o dai contadini senza terra, o dalle donne che lottano per il riconoscimento dei loro diritti di eguaglianza e di libertà.
Il Forum è uno spazio unico, di contaminazione e di incontro tra esperienze diverse, che va sostenuto e dove occorre esserci per costruire l’alleanza tra sindacati e movimenti, per fare quello che da soli, come organizzazioni sindacali, non siamo in grado di fare, per combattere una crisi globale che colpisce soprattutto le economie più deboli negando alla maggioranza delle persone del pianeta il diritto ad avere una vita dignitosa ed un futuro per i propri figli. Queste semplici e chiare riflessioni sono state espresse in numerosi interventi durante il forum sindacale promosso dalla Confederazione Sindacale Internazionale, dove alla domanda “.. se ha senso stare nel processo dei Forum Sociali..” si è sostituito la domanda “…come starci e come contare di più..”.
La rappresentanza delle donne, dei contadini, dei venditori ambulanti, dei popoli indigeni, come la tutela dei diritti umani, dei diritti dell’ambiente e dei beni comuni, della democrazia e della pace, sono, insieme al diritto al lavoro dignitoso ed ai diritti fondamentali nel lavoro, un pacchetto interdipendente, un insieme di diritti non più negoziabili per nessun individuo, in ogni angolo del pianeta, ed obbliga la società civile ad allearsi, per contrastare l’azione contraria dell’attuale modello di sviluppo globale.
La nostra delegazione, composta da trenta delegati di diverse categorie (FILLEA, FILCAMS, FIOM, FLAI, FLC, SLC, SPI), CGIL regionali (Campania, Emilia Romagna, Piemonte, Friuli Venezia Giulia), Rete di cooperazione internazionale di Progetto Sviluppo e Nexus, Centro Confederale Nazionale, ha partecipato a numerosi dibattiti organizzati da ong (SOLIDAR, COSPE), da sindacati (CFDT, CGT, FGTB, ITUC), valorizzando la presenza dei nostri dirigenti sindacali senegalesi che hanno pienamente rappresentato la CGIL, portando la loro esperienza di lavoratori migranti africani integrati in Italia ed in Europa e ricevendo un esplicito apprezzamento per la qualità dei loro interventi.
Il programma di lavoro della delegazione è iniziato già il giorno 5 febbraio, coordinando un seminario, durante il forum sindacale, organizzato dai sindacati senegalesi, prima dell’apertura ufficiale del Forum, su: “Impatto della crisi sui lavoratori ed i sindacati”, che ha visto la presentazione delle politiche economiche del Governo Brasiliano da parte della CUT e il Programma dell’OIL per l’occupazione (Global Jobs Pact) da parte del responsabile OIL in Senegal.
Il giorno di apertura, 6 febbraio, abbiamo partecipato nella sede della CNTS, all’incontro tra tutte le delegazioni sindacali, promosso dall’ITUC, dove sono state presentate le attività sindacali, tra le quali la nostra iniziativa di Gorée.
Quindi, al pomeriggio abbiamo marciato, dietro il nostro striscione “worker’s rights, decent work, sustainable development, for all”, dal centro della città al campus universitario, con una infinita varietà di lingue, canti, balli, slogans che, come tradizione dei Forum Sociali, invadono le città ospitanti portando una immagine vera, genuina, dirompente della diversità culturale e della forza comunicativa che la libertà di espressione scatena tra le genti del pianeta.
Il secondo giorno del forum, 7 febbraio, siamo andati all’isola di Gorée, dove abbiamo consegnato la targa a memoria del sacrificio dei milioni di africani ridotti in schiavitù, proprio nel luogo dove quindici milioni di schiavi sono passati, la Casa degli Schiavi di Gorée, oggi patrimonio universale dell’umanità, e sotto la protezione dell’UNESCO. L’attività che ha coinvolto l’interesse di tante delegazioni sindacali, in testa la stessa ITUC che ha voluto annunciare l’attività il giorno precedente, invitando tute le delegazioni sindacali a parteciparvi. In effetti, la presenza all’atto è stato un vero successo, circa duecento tra sindacalisti e rappresentanti di associazioni italiane, europee e latinoamericane ci hanno accompagnati nella breve visita all’isola. Siamo stati accolti dal Direttore della Casa degli Schiavi, Eloy Coli, il quale ha presentato il valore simbolico del luogo e l’insegnamento che si vuole trasmettere ai visitatori, dalla memoria alla costruzione della cittadinanza globale fondata sul rispetto dei diritti umani universali. Quindi, Nicola Nicolosi a nome di tutta la coalizione rappresentata nella targa, ha spiegato il senso del nostro gesto e l’impegno a collaborare con le istituzioni, con i sindacati e la società civile africana, per la costruzione della cultura di pace, di riconciliazione e di cittadinanza universale, affinché la tragedia della schiavitù, in ogni sua forma moderna, non accada mai più. A seguire, vari rappresentanti hanno chiesto di trasmettere un breve messaggio, visto il clima emotivo e toccante creatosi. Maria Jiulia Reis Nogueira, Segretaria Nazionale della CUT del Brasile, ha voluto testimoniare quanto sia vivo in Brasile il tema dei diritti per la popolazione afro-discendente, e l’impegno del sindacato per il riconoscimento di questi diritti. Maria Jiulia ci ha detto, “ .. la mia faccia, il colore della mia pelle, mi riportano in Africa, anche io vengo da questa storia ..”. A Gorèe, in quel piccolo cortile dove nel corso di tre secoli sono entrati 15 milioni di uomini e donne africane, per diventare schiavi in un altro continente, abbiamo vissuto un momento forte, emotivo; di rabbia per quanto accaduto, di responsabilità collettiva per il futuro. Tutti quanti, a Gorée, abbiamo preso un impegno.
Da Gorée, siamo poi passati alla sede della CNTS, dove abbiamo partecipato al seminario, organizzato dalla ITUC-Africa, sulla diaspora africana, con l’intervento di Abdou Fauye, a nome della CGIL e degli africani che vivono all’estero, in Italia.
Quindi, nei due giorni successivi, 8 e 9 febbraio, la delegazione si è divisa per partecipare e seguire i seminari autogestiti dalle stesse associazioni che si sono registrate al Forum. Il nostro programma di lavoro è stato molto intenso, come già segnalato. Alessandro Genovesi ha partecipato ai due seminari promossi dalla rete francese sulle problematiche del settore delle telecomunicazioni e della telefonia. Rosa Pavanelli al seminario promosso dalla FGTB del Belgio sulle condizioni di salute ed i servizi sanitari per i migranti in Europa. Dione R. Khadime al seminario sulle politiche di accoglienza per i migranti in Europa, promosso da CFDT e CGT francesi. Abdou Faye e Ibrahima Niane al seminario su Migranti e Cooperazione Nord Sud nella tenda della CGT ed al seminario sullo stesso tema promosso dal COSPE. Adam M’bodi al seminario della ITUC Africa.
Quindi, abbiamo realizzato il nostro seminario discutendo con numerosi partners sindacali, reti di società civile ed eurodeputati, sui diversi sistemi di protezione sociale per i migranti, con una relazione introduttiva di Drame Ndiankou, e con il brillante coordinamento di Conny Reuter, segretario generale di SOLIDAR.
Abbiamo, infine, realizzato il seminario, da noi chiamato in modo provocatorio, “Economia di Salvezza” promosso insieme ad ARCI, ITUC Africa, ATTAC Francia e CGT francese, a cui hanno partecipato importanti reti associative come ATTAC Francia e Via Campesina, la FEPS (Fondazione Progressista di Studi Europei) rappresentata dal suo presidente, Massimo D’Alema, il centro studi brasiliano IBASE, con Candido Grzybowski, uno tra i più importanti intellettuali latinoamericani, l’ARCI con Paolo Beni, SOLIDAR con l’intervento del suo presidente Josef Weidenholzer ed infine la presenza qualificata dei sindacati, con la relazione introduttiva di Danilo Barbi, per la CGIL, e gli interventi molto seguiti del Segretario Generale della ITUC Africa, Kwasi Adu-Amankwah, del Segretario delle Relazioni Internazionali della CUT del Brasile, Joao Felicio e del responsabile delle Relazioni Internazionali della CGT francese, Jean Michel Joubier. Un dibattito che ha messo a fuoco e confermato l’urgenza di un cambio strutturale delle regole che governano le politiche economiche globali e della costruzione di un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile ed esteso a tutte le economie industrializzate, emergenti e povere del pianeta. Un confronto che, come ripreso dai due coordinatori della giornata, Raffaella Bolini e Nicola Nicolosi, dovrà continuare approfittando delle future scadenze che vedranno nuovamente insieme sindacati ed associazioni, a partire da Genova, nel luglio prossimo.
Nei due giorni conclusivi del Forum, dove si sono realizzate venti Assemblee di convergenza, sui diversi assi tematici (dodici) definiti dal Comitato Promotore del Forum, abbiamo contribuito a promuovere e gestire l’Assemblea sui Migranti, lanciando la proposta di mobilitazione per la giornata mondiale dei Migranti, facendo del prossimo 18 dicembre, un momento di pressione e di informazione per esigere agli stati industrializzati la ratifica della Convenzione ONU sui diritti dei migranti e delle loro famiglie. Appello che ha già raccolto molte adesioni tra associazioni e sindacati di diversi continenti. Non abbiamo tralasciato di dimostrare la nostra solidarietà con i migranti africani che vengono respinti in mare dalle navi di pattuglia del Programma FRONTEX, promosso dall’Unione Europea ed a cui partecipano Italia, Francia, Spagna, dando la nostra adesione e partecipando alla manifestazione che ha sfilato per le strade di Dakar.
Volendo fare una rapida valutazione a caldo dell’esperienza di Dakar, possiamo riprendere la discussione finale realizzatasi nel forum sindacale, promosso dalla ITUC, dove tute le delegazioni presenti si sono espresse manifestando la convinzione che questo spazio è importante per la costruzione di alleanze tra le diverse espressioni della società civile a livello globale, in particolar modo per il sindacato che nei Forum trova l’interlocuzione con soggetti diversi da sé, che hanno un ruolo ed una funzione di rappresentanza sociale e non, come le organizzazioni dei contadini, degli indigeni, delle donne, dei giovani, degli ambientalisti, dei diritti umani e le tantissime reti associative che operano nei paesi in via di sviluppo nel settore dell’economia informale, un universo di tante realtà che hanno in comune gli obiettivi della giustizia sociale, dell’uguaglianza e della dignità delle persone, della lotta alla povertà e del rispetto dei diritti umani. Uno spazio unico, che non ha altri esempi al mondo, pieno di difetti e di confusioni, a volte caotico e disordinato, ma terreno da coltivare, con investimenti e impegno, per diventarne più protagonisti, più determinanti, come hanno ripetuto molte delle delegazioni sindacali presenti.
Leggi anche lo Speciale Social Forum a cura del Segretariato Europa CGIL