(di Sara Campanari, in Bolivia per uno stage con Progetto Sviluppo) Alle 5.00 del mattino del giorno 21/09, con il sole non ancora sorto, gli studenti del secondo anno della Tekove Katu del corso di laurea in “Trabajo social” hanno già preparato molte scatole con dolcetti, bibite e regalini (tutto ricevuto come offerta dai negozianti del paese di Gutierrez; sono stati i ragazzi stessi a bussare a ciascuna porta spiegando le loro intenzioni, e a ricevere in cambio tutto quello che, messo insieme, ha costituito il rinfresco del pomeriggio); hanno già scelto e raggruppato i costumi tipici che indosseranno per le danze del pomeriggio, e sono pronti per salire in undici sul minuscolo retro dell’ambulanza, senza sedili e due finestrini difettosi, con la quale ci recheremo a San Antonio de Parapetì, una piccola, sabbiosa e assolata frazione nel municipio di Charagua.
Per arrivare a San Antonio scegliamo di passare per la strada che attraversa la comunità Guaranì de Eity. Questo cammino è interamente sterrato, si percorre in circa quattro ore soltanto con un’auto trazionata, con moltissime curve a gomito e tratti sassosi ben stretti con strapiombi a ridosso della montagna franosa. L’avvocato Guaranì Edwin Callejas, rappresentante presso gli enti locali della “Tutela dei Diritti del Fanciullo e della Donna”, sta attualmente svolgendo come professore i moduli relativi alle norme sull’integrazione sociale dei disabili alla scuola, ed è colui che oggi accompagna i ragazzi e che li ha seguiti nella preparazione delle attività. Edwin (da tutti soprannominato Chiqui) è cresciuto in queste zone, e mi spiega che è una strada del tutto impercorribile per tutti i mesi della stagione delle piogge così come è ben sconsigliabile di notte per un autista forestiero; in considerazione del fatto, inoltre, che a questi strapiombi si alternano valli, canaloni e soprattutto fiumi che bisogna guadare con il proprio mezzo di trasporto.
Qui a San Antonio si trova il centro ARCA, l’unico centro di accoglienza per bambini disabili di tutto il municipio così come di quelli circostanti. Ufficialmente il centro è stato fondato nel recentissimo 2000 grazie allo sforzo di alcune suore francescane presenti nella zona con l’appoggio di Padre Tarcisio, il fondatore stesso della scuola di salute Tekove Katu. Di fatto l’ARCA riceve tutti, senza selezioni né distinzioni, i bambini con problemi che ne fanno richiesta: bambini con disabilità o ritardo mentale, affetti dalla sindrome di Down, para e tetraplegici o con problemi motori di varia natura. Alcuni vengono mandati dalle famiglie a svolgere attività presso le strutture pertinenti, altri vengono direttamente “lasciati” lì. Alcuni sono interni, altri utilizzano la formula di accesso giornaliero: usufruiscono dei servizi del centro con un normale orario di entrata e di uscita. In totale i disabili che fanno riferimento ad ARCA sono circa 75, e con modalità “esterno” il personale accoglie persone di fatto fino ai 40 anni.
Il direttore del centro si mostra molto contento di ricevermi in qualità di “visitante internazionale”, acconsente ad accompagnarmi ad una visita del centro e mi permette di scattare fotografie nelle stanze dove mi conduce.
La prima è la sala da pranzo che hanno appena finito di addobbare per “la festa dello studente” celebrata oggi 21 settembre in tutto il paese, e dove data l’ora i bambini sono già riuniti ed in attesa della loro porzione. A seguire mi accompagna nel dormitorio delle bambine ed in quello dei bambini, e si rammarica della mancanza assoluta di spazio calpestabile salubre ed areato, di servizi igenici adeguati, così come di mobilio dove sistemare qualsiasi effetto personale dei bambini. Dopo i dormitori mi accompagna a vedere le sale dove lavorano gli operatori, i professori, gli psicologi, i fisioterapisti e tutto il personale medico-assistenziale. Si lavora per mezzo di percorsi di riabilitazione individuali, con terapie di gruppo e con eventuali percorsi personalizzati.
Il direttore mi spiega che il centro Arca si mantiene in vita con i finanziamenti statali che passano attraverso il municipio e la prefettura, ma le somme più consistenti vengono dalla cooperazione e dagli aiuti internazionali. Il governo manda un contributo mensile ed il municipio è incaricato della fornitura di viveri, alimenti ed altre necessità basiche ma fondamentalmente qui manca tutto: i bambini non hanno nemmeno un letto ciascuno, si costruiscono sedie a rotelle con materiali di fortuna, e ci sono forti carenze in tutti gli aspetti legati alle forniture dei materiali o alle strutture.
Dal primo pomeriggio ad oltranza iniziano le attività didattico-ricreative che gli studenti della Tekove avevano preparato sotto la guida del professor Chiqui. I bambini coinvolti mostrano da subito un evidente partecipazione ed un grande interessamento, e sia loro che i ragazzi sono entusiasti delle attività del pomeriggio che stanno svolgendo insieme. Provo un emozione molto forte nell’assistervi.